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SULLA STORIA SEGRETA DELLA RIVOLUZIONE SPAGNOLA

di JULIUS EVOLA.

Estratto da “Scritti sulla massoneria volgare speculativa”.
Edizioni Arŷa, Genova 2012. 

Come è naturale, il De Poncins prende le mosse dal periodo della dittatura di Primo de Rivera e della crisi della monarchia. Già è stata una circostanza fatale, che la dittatura di De Rivera, mentre da un lato si era imposta per via del fallimento della democrazia parlamentare, dall’altro doveva offrire il miglior pretesto per una acutizzazione della propaganda rivoluzionaria, la quale usando i soliti luoghi comuni del liberalismo, spingeva all’attacco contro la dittatura e la monarchia perfino intellettuali, quali Marañon e Unamuno, che più tardi dovevano accorgersi dell’illusione di cui erano stati vittime, senza potervi ormai riparare. Caduto De Rivera, il 7 febbraio 1931 esce il decreto di convocazione delle Cortes. Già in questo momento si scopre l’azione lungimirante della sovversione, giacché questo decreto, che avrebbe dovuto calmare gli animi nel soddisfare i desideri dei malcontenti, desta una raddoppiata agitazione: il complotto rivoluzionario vuole ad ogni costo prevenire l’arginamento del moto provocato dal regime dittatoriale ed agisce per impedire il ritorno all’ordine e la convocazione delle Cortes monarchiche. Con le dimissioni di Berenguer, il 15 febbraio 1931, l’agitazione raggiunge la sua fase acuta, e dinanzi al fronte comune delle forze di sinistra, la divisione e l’ottimismo degli elementi di destra appaiono realmente tragici. Si giunge al 12 aprile, le elezioni hanno luogo nella maggiore tranquillità, senza che nessuno possa sospettare, che la monarchia sia sul punto di vivere gli ultimi istanti. È nella notte che il risultato stupefacente di queste elezioni si rende noto: a Madrid, a Barcellona e in molte altre grandi città gli avversari della monarchia hanno trionfato. Il governo immagina che la causa sia perduta, e non resti che da obbedire alla “volontà nazionale” dell’illusione di cui erano stati vittime, senza potervi ormai riparare. Caduto De Rivera, il 7 febbraio 1931 esce il decreto di convocazione delle Cortes. Già in questo momento si scopre l’azione lungimirante della sovversione, giacché questo decreto, che avrebbe dovuto calmare gli animi nel soddisfare i desideri dei malcontenti, desta una raddoppiata agitazione: il complotto rivoluzionario vuole ad ogni costo prevenire l’arginamento del moto provocato dal regime dittatoriale ed agisce per impedire il ritorno all’ordine e la convocazione delle Cortes monarchiche. Con le dimissioni di Berenguer, il 15 febbraio 1931, l’agitazione raggiunge la sua fase acuta, e dinanzi al fronte comune delle forze di sinistra, la divisione e l’ottimismo degli elementi di destra appaiono realmente tragici. Si giunge al 12 aprile, le elezioni hanno luogo nella maggiore tranquillità, senza che nessuno possa sospettare, che la monarchia sia sul punto di vivere gli ultimi istanti. È nella notte che il risultato stupefacente di queste elezioni si rende noto: a Madrid, a Barcellona e in molte altre grandi città gli avversari della monarchia hanno trionfato. Il governo immagina che la causa sia perduta, e non resti che da obbedire alla “volontà nazionale”, come l’abdicazione del Re. “Come spiegare questo crollo improvviso — si chiede De Poncins — se la Spagna è monarchica, perché la rivoluzione? A parte gli sbagli commessi, il fatto è che vi è stato l’assalto internazionale delle forze segrete della rivoluzione, la prima delle quali è la massoneria. La lotta è durata mezzo secolo. Nell’ombra, queste forze hanno lentamente minato il trono; i suoi difensori hanno visto solo dopo la sua caduta da dove erano partiti i colpi”.
 

Il più grave errore della dittatura spagnola sta nella sua lotta impreparata e disordinata contro la massoneria spagnola; una lotta aperta, nella quale essa fu incapace di apportare alcun colpo serio all’avversario. Questo errore mutò bruscamente la situazione internazionale della dittatura e determinò, contro di essa, una formidabile coalizione, la quale non esitò un istante ad approfittare dell’occasione propizia per passare all’azione tattica già indicata; lavorando al rovesciamento di De Rivera, si lavorò alla distruzione della stessa monarchia. In realtà, il governo repubblicano formatosi il 14 aprile, a parte Alcalà Zamora, che è di origine ebraica, e qualche rara comparsa, è composto esclusivamente da massoni, e l’avvenimento è salutato dalle logge con grida di trionfo. Ecco che cosa scriveva, al riguardo, un bollettino massonico: “La nuova repubblica è l’immagine perfetta, modellata da mani attente, delle nostre dottrine e dei nostri principi. È impossibile realizzare una rivoluzione politica più perfettamente massonica di quella spagnola”. Ed ecco un’altra preziosa dichiarazione massonica, citata parimenti da De Poncins, di cui è autore il famoso Arturo Labriola: “Noi abbiamo incontrato la monarchia come una barriera sul cammino storico del paese ed abbiamo saputo scalzarla. Ma la monarchia non è il solo ostacolo:… Ora si tratta di sradicare questo medioevo, che possiede due filoni assai robusti: la Monarchia e il Vaticano”.
 

Si vede già da questo momento il piano che doveva successivamente seguire la sovversione spagnola: piano non solo di rivoluzione, ma anche di una vera e propria antichiesa. Come il colpo di là dalla dittatura si era portato contro la monarchia, così esso, di là dalla stessa monarchia, si rivolgerà contro la stessa tradizione religiosa, e l’odio feroce, le crudeltà senza nome verificatesi successivamente in Spagna contro religiosi, appartenenti anche ad ordini assolutamente contemplativi, e quindi estranei ad ogni mena politica, è un fenomeno che non si lascia spiegare con le sole, abituali cause sociali, ma che ha radici assai più profonde e misteriose, legate al lato di una vera e propria contro-spiritualità — diremmo quasi di “satanismo” — sempre inerente alle forze del sovvertimento mondiale.

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