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ECATE E IL MISTERO DEL TEMPO

di EMANUELA CHIAVARELLI.

Estratto da “Arthos”.
N° 22 del 2013.
Edizioni Arŷa, Genova.

La figura di Ecate o Hekate è una delle più misteriose, arcaiche e intriganti tra le divinità preolimpiche. Il suo culto dalle connotazioni infere, attestato nei trattati magici, finisce per interessare ambiti ben più ampi della semplice cultura greca espandendosi con diverse, contraddittorie connotazioni dalla mitologia alla storia della magia.
 

La triplicità che caratterizza questa figlia della Notte, “l’oscura… perversa dea terrifica”, Signora dei trivii dove sorgevano maschere di legno appese ad un palo in suo onore, permette di associarla alla simbologia lunare, come, del resto, conferma la fiaccola, attributo condiviso sia da Artemide che da Kore-Persefone, la Signora degli Inferi, protagonista dei Misteri di Eleusi, rapita alla madre Demetra da Ade, il “Sole nero”, proprio sotto gli occhi di Ecate.
 

L’affinità con Persefone emerge anche nella relazione di Ecate con Perse o Perses, suo padre, appellativo di Helios, a cui rinviano sia la stessa Persefone, sia le Perseidi, maghe-astrologhe di un culto solare tra cui spiccano i noti nomi di Pasifae, madre del Minotauro; di Arianna, Signora del Labirinto; di Medea – sacerdotessa di Hekate – addetta a rigenerare il sole catturandolo nel riflesso del suo lucente caldaio; di Fedra e, soprattutto, di Circe – la maga ritenuta, a volte, figlia di Hekate stessa – regnante sulla Terra di Aiaie.
 

In questo luogo, sede dell’Aurora eternamente risorgente, mentre, come le dee del destino, fila fenomeni di luce cantando, Circe – il cui nome suggerisce circus, la circolarità dell’apparente moto solare e dell’anello dell’Anno – in-canta gli uomini trasformandoli in bestie come ogni potnia theròn. 
 

I miti delle Perseidi – di cui Ecate, “la più lunare forse di tutte le dee greche salvo Selene” condivide il ruolo – attestano come il compito di gestire le forze cosmiche equilibrandone le opposizioni e traendo dalla tensione dei contrari il dinamismo necessario a sostenere la dispersione eliaca, fosse inizialmente affidato alle donne.
 

Lo confermano le indagini sui culti solari in Iran, in India, tra gli Incas, a Roma…
 

Ritenute superiori per la facoltà di misurare il tempo tramite i ritmi dello stesso corpo femminile, le sacerdotesse-astrologhe, rappresentanti la medesima divinità di riferimento, avevano, inoltre, il potere di catalizzare le energie cosmiche assorbendole dalla forza coesiva che collega gli elementi.
 

Dietro questa tipologia di dea, trapela il retaggio della Signora degli Animali intendendo, in senso lato, anche quelli della Cintura zodiacale governata da Diana. A lei, Domina cursus, spetta, infatti, il compito di presenziare affinché l’astro solare, rispettando i limiti del suo percorso, transiti ogni mese, al momento opportuno e nella adeguata forma animalesca, nella sede della “giusta” casa dello Zodiaco.
 

Come Ecate – il cui attributo della chiave, condiviso da Giano, allude al dominio sulle porte dell’anno – ogni entità lunare deve controllare che il sole non oltrepassi “la sua misura”, altrimenti, dice Eraclito, le Erinni, ministre di Dite, lo scopriranno.
 

Il potere di Circe è terribile, eppure l’infera Hekate le è superiore, come – nelle ovidiane Metamorfosi – attestano le implorazioni della maga alla dea della sfera ctonia, simili a “strazianti ululati di cane”. Con analoghi, atroci latrati canini la strega Eritto, nel VI libro del Bellum civile di Lucano, invoca “la nostra Ecate, custode della grande sede dell’Oltretomba, per mezzo della quale (potrà) comunicare con i Mani”.
 

Il regno di Ecate è il Tartaro, il cui ingresso è celato in un boschetto di pioppi bianchi che conduce ad un intrico di fiumi infernali. Ma al di là dello Stige, dell’Acheronte, del Lete, sorge, tra gli asfodeli, il palazzo di Ade dove regna Persefone, amica e sorella che trova in lei, suo doppio, solidarietà e conforto.

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